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domenica 9 ottobre 2011

Il regno animale




Autore: Francesco Bianconi

A Milano piove di una pioggia ininterotta. I ragazzini spacciano la coca a Quarto Oggiaro e i ricchi la fumano nelle feste in casa, sciolta in forma di free-base . Barboni e tossici brancolano come zombie e negli aperitivi alla moda qualsiasi cosa è " carina" e "interessante".
Alberto è arrivato dalla provincia attirato da un' inserzione che promette un lavoro. Vorrebbe scrivere , o almeno fare una vita avventurosa da giornalista. Sogna un futuro e ha problemi di erezione. Esce con Susi, bella e magra come la bassista di una band inglese, il corpo pieno di piccoli tagli. Carlo invece è rimasto in paese: da bambino con Alberto pescava le rane, corraggioso come un eroe, adesso è ingrassato e passa le giornate al bancone del bar ubriaco di Fernet.
Alberto scopre il mondo, e gli fa piuttosto schifo. Tutto gli sembra irrimediabilmente contaminato , corrotto: il lavoro, la musica, il sesso. A volte si sente invadere da un' ondata di tristezza stranamente accogliente.
Lo terrorizza, su tutte , un' idea: " Ho paura di morire e avere vissuto senza essere servito a nessuno. Certe volte immagino il mondo che osserva il mio corpo senza vita: lo osserva un secondo, poi guarda l' orologio e tira avanti".
Questa è la storia di un ragazzo, di una generazione, di un trancio di società occidentale.
Il primo romanzo di Francesco Bianconi è una sorpresa e una conferma. Il leader dei Baustelle, acclamato poeta della canzone, esordisce con un' opera potente e originale. Non ha paura di insozzarsi le mani con quanto di meno nobile, di più animale, si muove nelle viscere di questa società, e del suo animo. Ecco perché riesce a essere così spietatamente emozionante.

Citazioni

Se riesci a sintetizzare la merda della vita in pochi versi, in due immagini, allora sì che sei un grande.


.... devo essere rimasto in bagno almeno mezz'ora, a piangere sul tempo che fugge, e su ciò che rimane.


Io ho trent' anni , e tu meno di venti. Tu hai diciotto anni e vieni a giocare al videopoker. Giochi e sei perduto. Io vengo a vederti giocare. Dopo la generazione dei nostri genitori, il mondo si è fermato. Che cosa stiamo costruendo? Nulla. E al nulla non si ribella nessuno. Nessuno che scenda in piazza , nessuno che rompa una vetrina. Nella migliore delle ipotesi, la nostra generazione sorride, chiusa fra quattro mura, scrive sui blog , e fa la coda alla Fnac per toccare l' iPad.
Abbiamo costruito una rassegnazione incosciente, grande come l' universo conosciuto, tenuta in vita da elettrostimolazioni commerciali.